«Significativo miglioramento delle prestazioni energetiche degli immobili certificati». Sono meritevoli di segnalazione (ed unica nota positiva ad oggi nel "tragico infortunio" della vicenda superbonus) le parole contenute nel rapporto annuale sulla certificazione energetica degli edifici italiani, presentato ieri a Roma da Enea e dal Comitato termotecnico italiano energia e ambiente (Cti), che fotografa un notevole incremento tra il 2021 e il 2022 delle classi meno energivore (A e B), a danno delle classi energetiche più basse (che comunque continuano a rappresentare la quota maggiore del patrimonio edilizio italiano. Il rapporto, come ogni anno, analizza gli attestati di prestazione energetica registrati sul Siape, il sistema informativo che raccoglie i documenti caricati da Regioni e Province autonome. Questa volta la base dati era di circa 1,3 milioni di attestati e riguardava il solo anno 2022. I numeri evidenziano un netto miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici; ed anche se il merito di queste performance è da condividere con l'aumento delle vendite di immobili nuovi (ed in generale con una sempre maggiore attenzione alla riqualificazione e all’efficienza energetica degli edifici) è indubbio che l'effetto del superbous avi bbia fatto la parte del leone.
Il rapporto precisa che «la percentuale di immobili nelle classi energetiche F e G diminuisce, in particolare in favore di quelle A4-B (+3,7%)». Sono numeri che riguardano la generalità degli edifici, residenziali e non: circa il 55% di questi continua a ricadere nelle classi energetiche più basse (F e G). Limitandosi ai soli edifici residenziali, queste tendenze emergono con evidenza ancora maggiore. Nel 2021 gli edifici residenziali in classe F e G erano il 59,7% del totale. Nel 2022 sono scesi al 54,2%, con una differenza di oltre cinque punti. Le classi A e B sono arrivate al 14,9%, da un livello che nel 2021 era stato pari al 9,7 per cento.